lunedì 3 maggio 2010

Favola dei Bambini Blu


Favola dei bambini Blu

Tiranno il sonno ch’è stato tolto loro da li padri,
povere le mamme che ne soffriranno,
vederli poi partire in guerra da soldati
con grandi elmi ninnoli e i ricordi della strada
andranno questi alla conquista dei sogni di rugiada
in primo mattino persi e dati loro dalle amate madri.
Le vecchine tutte intorno alla chiesetta
filano la lana a farne poi gomitoli giganti
che in una grande maglia si trasformerà
e che il gigante stesso da solo indosserà.
Magia questo tu voglia
gli permetterà tenere buona compagnia ai bimbi Blu
che non possono dormire
per presto tolti dai capezzoli dorati
della Madonna Madre e Padre.
Giovani soldatini giocano nella valle
per vincere a chi perde
così poi mangeranno gelati colorati.
Fanciulle ben vestite
sciolgono le loro trecce per le strade
ne faranno panna per riempire cuscini e materassi
che ben presto doneranno ai loro amanti.
Gli gnomi per fortuna non sono più arrivati,
il pifferaio magico è rimasto senza topi
adesso dorme solo in fondo al fiume
e meno male!
Uomini e donne partiranno su per la montagna
a ritrovar bambini
per poi restituirli alle loro vere madri!
Sono tanti in fila i volontari
che a quattro e ad otto si perdono nei boschi
sui fiumi e sulle navi
per dopo rincontrarsi ai piedi dell’antico monte
dove in su la cima, disse il vecchio contadino,
troverete la Strega Canterina
e semmai appare,la vedrete e a voi tutti butterà l’invito.
E lei il custode dell’Antico Libro
dove scritto troverete il gran segreto
che ridarà la pace e il sonno
ai Bambini Blu che non possono dormire.
Ma state attenti inganni lei conosce più di tanti
sorridono rassicuranti i volontari alla ricerca.
Sul treno Ciuffi Ciù che appena st’arrivando
saliranno tutti e dai finestrini s’affacciano a guardare
prima a destra, e lì vedranno
le sedie coi bicchieri che ballano sui tavoli a tre piedi,
e poi più avanti e dietro la sinistra
i topi cantano e suonano i violini
Ma imboccata la prima galleria
volontari e pure il treno spariranno
e non sapremo più se a casa torneranno.
Intanto in giù la piazza davanti al monastero
si sentono campane che rintoccano a memoria.
Donne tutte bianche all’or del suono
han già finito la bella grande maglia
che il buon gigante presto arriva e indossa.
E’ tardi e più di sera e dentro le cantine
i vecchi raccontano le storie
ai bimbi che purtroppo ancora svegli
ricordano le mamme accanto al letto
che il sonno e i sogni a loro davano
prima che lì padri ladri e gonzi ai loro figli tolsero
per darli a loro stessi
sentendosi di già dei rami secchi
che un dì per illusione
la testa e gli occhi chiusero alle proprie vere mogli.
Perciò scacciati, peccato poi a pensarci
l’aver sciupato confondendo amore per diletto
prezioso tempo malamente speso
per loro stessi e per le Belle e Sacre amate Spose!
Visti ne ho più d’uno
far crescere capelli dalle orecchie
Comunque sia
soltanto resta tanto amaro in chiusa storia
che cancellar non può
nemmeno più la pietra del Vulcano
come può succedere lo stesso all’incontrario.
Che pena io mi dico
a non conoscerne d’apprima la natura
di questi amanti che d’insospettati postumi riscontri
lascian sole le caprette a rigirar la giostra
che solo è proprietà di eterna storia
gestire in se l’augurio di questa nostra gioia
e così sia
ma nel vedersi rassegnati... adesso basta
che già dimenticavo dei nostri amati eroi
dall’altra parte dell’oceano
sbarcati a tempo fortunatamente tutti
sull’Isola di Terra Senza Terra.
Maschi e Femmine e pure Cani e Gatti
a vederli non si crederebbe che mangian ORO vero
Tanta è la Fame
Perciò qualsiasi cosa perde il suo Valore!
Così, tutti insieme, si ritrovarono al grande appuntamento
sotto i grassi piedi dell’antico monte.
Riposeranno in terra tutt’insieme
ci penserà la strega per dare a lor la sveglia
col canto di un latrato birichino
che il sangue gela solo ad ascoltarlo.
Ma il prezzo è troppo alto dell’impresa
e allora passa pure la paura
e sol per puro amore
solo per questo
Per uno Solo
pur per Solo
un Bimbo
questo ed altro si farà
Presto è già mattino
che il canto della strega presto arriva
a penetrar le orecchie di tutti gli accampati.
Comincia la scalata
e chi per primo avverte la presenza
o vede la Megera pronto è ad avvisare tutti gli altri.
Piante stranissime
s’incontrano a salir sul grande Monte,
animali mai prima visti che pure parlano
e non solo. Sono Esseri Ingannevoli
e Ridono Ridono Ridono…
Se vedono che cade qualcheduno.
La cattiveria di quegli esseri è normale
di più...è Perdonabile.
Non possono sapere che Natura
in questo ha fatto loro apposta il Dono per se stessi
che inconsapevoli ne resti questo il solo resto
a non vederci chiaro
non sono il solo DIO e in verità vi dico
non so se quel che dico è vero che sia giusto!
E’ carattere, direbbe ancor qualcuno,
puoi perdonarli o non,
coscienza tua è pari a quella loro
non hai Divin bilancia a giudicare.
L’ Importante che tu avverta
guardando dentro te sempre e oltre e più del fondo
per capire in vero
se quel che credi è veramente giusto
e Non provando il Gusto
di credere che quello che tu pensi sia più Giusto.
Come può credere l’avaro...a chi come lui non è
così lo stesso è...per chi avaro non lo è.
Ma la sofferenza sotto sotto
a tutti ci è compagna nella vita.
Tornando a coppe...Alla vista della strega
il grido di uno dei compagni volontari è cosi forte che gira tutta la montagna e allerta tutti.
Man mano...a salire sopra il monte
s’avvicinano i compagni prendendosi per mano
e tutti insieme arrivati in su la cima
si ritrovano di nuovo in compagnia
e a men che dire entrano nell’antro
di una grande grotta
illuminata con fuochi d’acqua finta
e nove Muse false stan lì e fan la guardia.
Al centro
rinchiusa in una gabbia d’oro
c’è la Strega
ch’è tanto tanto brutta...Proprio per questo
che molto tanto tanto bella pare
segnata e disegnata dal tempo dei millenni.
“Che cosa siete venuti a fare?” Chiede la Medusa
rivolgendosi ai presenti
con voce tremolante rauca e ringhiolosa.
“Lo sai benissimo Signora!”
...Le rispondono.
Che presto chiede loro un gran da fare.
Presto!
Tutta la grotta dev’esser ben pulita e riordinata
poi uscita dalla gabbia si siede sul suo Trono
e a fianco un subalterno malridotto
a tutti va chiedendo qualche soldo
Un indovinello presto detto è da risolvere
e ai presenti sottoposti dice:
“Io posseggo una grande stufa per il riscaldamento
d’inverno la tengo dentro casa...ma sopra un albero
d’estate la sistemo...adesso ditemi perchè
tantissime sono le risposte
e mai una ne riescono ad azzeccare”
Passano ore giorni e mesi... ma la risposta giusta
ancora non arriva.
Ecco che finalmente si fa avanti un cagnolino
che si chiama Charlie-Paghy che con sottile
e assai timida voce gli risponde:
“Perchè la stufa è tua e quindi la sistemi
lì dove ti pare!”
La strega per la rabbia tre volte starnutì
nè potè negare e ancor di più s’era adirata
che il più piccolo tra i piccoli aveva indovinato.
Così apparve la Fata dei Fuochi d’Acqua Finta
che avrebbe poi negato a lei la gabbia d’oro
che alla strega tanto tanto le piaceva
restarne chiusa dentro
maneggiando di continuo monete di brillanti,
se non avesse più prestato fede al giuramento fatto
in cambio di risposta indovinata
restituir l’antico libro
che aveva in perfida magia
già sequestrato.
Contenti tutti Il Libro Antico è stato conquistato
e grande festa al cagnolino fu si fatta
e il Treno Ciuffì Ciù è ritornato
e tutti ben felici indietro torneranno.
Questa è la favola dei bambini Blu
che a colpo d’ascia e penna tra le dita
presto è camminata.
Adesso è notte e sono stanco
e vi ringrazio d’aver letto, e qui io vi saluto
buona notte a tutte e a tutti e pure ad uno ad uno
senza mai scartar nessuno!


FAVOLE di ITALO DE SIMONE

FAVOLE di ITALO DE SIMONE

Giovannino Perdigiorno



Giovannino Sottosopra
*
Giovannino, -nu’scassacazz!-, è una cara e buona persona, ma spesso diventa inopportuno quando comincia a fare domande senza senso e spesso in momenti poco adatti.
Giacomo, suo amico, è uno scrittore, e in questo momento, come spesso capita, è seduto alla scrivania del suo studio e lavora.
Quando sente bussare alla porta, e dice:
“Questo è sicuramente Giovannino.- e va per aprire.
Giovannino: Buongiorno Giacomo, disturbo? Posso entrare?”
Giacomo: “Certo che puoi, sei sempre il benvenuto”.
Giovannino: “Sei sicuro? Non è che poi ci ripensi e mi cacci come hai fatto l’altra volta? Sei proprio sicuro che sono il benvenuto?”
Giacomo: “Cosa ti stai inventando, sei un bugiardo.
Stai tranquillo accomodati pure - risponde gentilmente Giacomo; “Ma ti prego, cerca di non farmi troppe domande.”
“D’accordo”, risponde Giovannino.
Giacomo, torna a sedersi alla scrivania e ricomincia a scrivere.
Ma presto Giovannino, vede un giradischi e chiede a Giacomo: “Bello questo giradischi, è antico? Come funziona!?
Giacomo, con garbo, risponde brevemente per non distrarsi troppo dal suo lavoro, ma anche divertendosi;
Giacomo: “Basta che metti il disco sul piatto, poi schiaccia il tasto rosso, e resta ad ascoltare, ma ti avverto il disco gira se non gira”.
Giovannino: come sarebbe a dire!? Che immediatamente rivolge un altra domanda.
Giovannino: “E questi occhiali come funzionano?
“Gli occhiali vedono se non ci sono gli occhi”- risponde Giacomo gentile e sorridente.
- Ma, affacciandosi alla finestra, Giovannino, vede che sta piovendo e dice:
- “E questa pioggia da dove scende!?”
- “La pioggia scende se non sale” - risponde Giacomo paziente e sempre sorridendo.
- Ma Giovannino tranquillamente continua: “ Eh !... Quante macchine ci sono per la strada!
- Rivolgendosi intenzionalmente a Giovannino;
Giovannino: ”Esistono, le macchine senza chine?”
- “No, ma esistono le mac;” risponde prontamente Giacomo.
“Giovannino: Giacomo, sai nuotare tu?”
- Giacomo: “A mare nuoto se non ci sono io!”
- Giovannino:” Vivresti lo stesso senza l’aria?”
- Giacomo: “Vivo d’aria senza l’aria!”
Giovannino, che intanto è andato al gabinetto,
presto torna, e a Giacomo rivolto, presto dice:
“”Non ho potuto tirare lo sciacquone perchè manca la catena!”
Giacomo: “Va bene!...vuol dire che più tardi chiamerò l’idraulico; piuttosto, perchè non apri il giornale di oggi, così mi fai sentire, le ultime notizie!?”
Giovannino, con comodo apre il giornale,e comincia a leggere:
“ Uummm! Ma guarda un pò! Gesù Gesù... “Idraulico morto per soffocamento”.
Ma senza continuare a leggere il resto, esclama:
”Aaah! Ecco perchè!...è stato lui che s'è mangiato
la catena!”


LA Maga Scintia



La Maga Scintia
*
Scintintia, si sdoppia e redentia,
tinta e ripintia,
intruglia, imbroglia, e mischia,
il rospo con la rogna,
sanguigna,
con spugna e con la pigna,
attenti che cipigna
e fa sparir la Spagna,
infusa,
nel vino di Borgogna,
vergogna,
che porta assai scarogna,
a chi finisce nella gogna.
È pronto già l’impasto,
per chi sta ‘l primo posto
in lista di un’imposta,
di un primo re in proposta.
Che strazio, per un bicchiere in ozio,
che attende il suo padrone
per sollazzar lo sfizio,
di ch’invecchia in un ospizio;
e mai s’accorge,
che non ha perso il vizio,
ch’è già da sempre,
è il pelo del novizio!
Finisce in bocca al lupo
nel giro di un solstizio!
*

Questa vita ha un senso se noi glie lo vogliamo dare, e più delle volte ne siamo costretti; altrimenti….


La Principessa Infettosa


Le favole della Nonna

Sta poco da fa!
Sta principessa sa da spusà!

C’era una volta un Re… a quei tempi, una ragazza, specie una principessa, raggiunta l’età di circa sedici anni, era già necessariamente da maritare; questione di eredità, bla, bla, bla… la solita storia, per farla breve.
E chiaramente a questo punto, il Re, invitò tutti i princìpi possibili aspiranti, e specie di buona casata; la dote più che la casata.
Ma la principessa era ‘nfettosa… chist’è troppo curto, chist’ate è troppo ciuotto -ma ‘nde preoccupà, ca’ dopo se fa sicche… diceva gliu pato-
chiste invece quando accumenza nu’ tè tè, na’ fenisce cchiù, chigli’ato è troppo scemo, chist’ato me pare na’ mezza femmena, ecc. ecc.
Tra l’altro la principessa era bellissima, na piezze de f***, che non ti dico, e giustamente lo pretendeva alto, bello, intelligentissimo e con gli occhi azzurri… e te pareva! -‘nze vulava accattà la jatta a dendo la scatola- al di la che fosse principe o meno, e s’inventò che ognuno di questi sventurati, doveva essere capace di proporgli due indovinelli, più uno di riserva; ma se la principessa li avesse azzeccati tutti e tre, al mal capitato gli veniva mozzata la testa, e chiaramente da questa situazione, la principessa capiva pure quanto l’aspirante marito ci tenesse ad averla in moglie.
Hèh!... teneva pure ragione! Na’ principessa è sembe na’ principessa… di cchiù, fove pure chella che fove… amma dice la verità! Bona, bella e rusugarella… na’ piezza de f***… voglio di, mica è facile truvà na’ principessa accussì; visto che la maggior parte so’ sembe racchie, scuntrose, sprucede, ‘nzevose, e mica sembe ce stanno co’ la capa… pe forza, stann’anfuiate! Così, passò già un anno, ma sta principessa… niente! N’uleva sapè! E gliu re, ai voglia a ‘ngazza! La principessa, era molto perspicace, loquace e alquanto scassac***!
Indovinava qualsiasi indovinello gli veniva proposto.
Così il re, decide di parlare con la regina, e gli dice: wuagliò, accà sta poco da fa, sta principessa sa da spusà! Mugliera mia, chesta è na’ mbiastra de semenda de glino, ‘nze po’ suppurtà, se n’adda ì da’ccà! E come sa da fa’!?! sai che c’è… mo’ invitimme a tuttu quande, cacche stunzo sa da truvà ca’ glie piaciarà, o no! E che c*** è!
Così sguinzaglia un centinaio di araldi fino ai confini del reame, raggiungendo anche le abitazioni più umili.
Ad un certo punto un giovane contadino, purtroppo considerato come il tonto del paese, dice alla madre: Wue! Mo’ m’abbio pure ìe, che me ‘mborta, ‘nze po’ mai sapè!
E la mamma: m’addò vaie, ma te visto, nun solo ca si brutto, si pure scemo, addò t’appresiende, figliu mie! È senduto ca’itto gliu re: si site scemi ‘nce venite, ca’ si me facite perde tiembo, v’ammozzo la capa ‘a tuttu quande!
Si, vabbè… dice il figlio; ma ìe, quando ci’oglio fa’, saccio pure parlà italiano, staije a penzà chello ca’ dice ssà genda! Io me faccio glie c*** mieije, e vabbuò, ma n’dissa crede ca’ so proprio stunzo!
La madre: maije cunvinda, ca’ la Madonna t’accumbagne.
Da na parte dice buono, dice la mamma agliu marito… tando accà solo la fame po’ fa’, e se glie taglieno la capa se leva subbeto gliu penziero, ma se glie va buono… he, he! ai voglia a chiamà scemo tu! S’accongia isso, e ci’accongia pure a nuije, e fa sci gli’uocchie da foro a tuttu quande!
Intanto il giovane fatta la mappatella si abbìa… dopo qualche giorno di cammino, si ferma per mangiare un bocconcino, e lì vicino c’era un un vecchio che stava scrivendo poesie, e il giovane gli chiede: Wuagliò, che staie scrivenno de buono!?! Hè! rispose l’anziano signore… giovane figliu mie, lu gnostro, dipende da chi, e come la usa; a mano a nu giudice, po’ diventà morte, ricchezza, puvurtà, ma po’ da pure la vita!
Quando in seguito, camminando sulle rive di un fiume, vede il corpo di un cavallo morto che galleggiava trascinato dalla corrente, mentre tranquillamente sullo sventurato animale parcheggiavano ospiti indisturbati, due uccellini, pimpanti e cinguettanti… come è strana la vita, disse il giovane fra se… ma; ‘mbara l’arte e mittela da parte… diceva chiglie!
Giunto finalmente alla reggia, dove educatamente si presenta, e viene lasciato entrare come ospite, pure di riguardo, e presto viene presentato davanti alla principessa, che in verità non gli fece buona impressione.
Il giovanotto non era un Adone, piuttosto bruttarello, teneva la ciammarrucola a ‘nfronde, gliu naso de piecoro, e agliu paese glie chiameveno mussuto, pecchè teneva gliu musso sciuto da foro; e fosse niende, teneva pure le recchie grosse, e a sventola, e glie chiameveno ricchione, che significa orecchie grandi.
Ma ecco che pronto, popone il primo indovinello: C’era un vecchio che usava una polvere magica, che può dare la morte, ricchezza, povertà, oppure la vita!... caspita, dice la principessa, che corre subito a consultarsi con le sue ancelle -le ‘ngille, si dice in dialetto formiano-, maligne, che presto trovano la soluzione, e il giorno appresso, tranquillamente, la principessa risponde al caro giovane: È l’inchiostro, dice con tutta sicurezza.
Ora al caro giovane toccherà inventarne un altro, e fortunatamente dopo una notte insonne, gli venne in mente il fatto del cavallo.
E la mattina dopo, propone alla principessa il nuovo indovinello: un morto porta a spasso due vivi!
E dice che la mamma gli’uleva ittà… puozzo avè nu’ tocco, tè! Pensò la principessa, e torna di corsa dalle ‘ngille, e ste zoccole maligne azzeccano un'altra volta!
Poveru wuaglione, gli resta solo un altro indovinello da proporre, e come adda fa mò!?! Non sa assolutamente cos’altro inventarsi… e di notte, non potendo prendere sonno, sene va in giro passeggiando nei poco luminosi corridoi del palazzo reale, sbattendo la testa un po’ di la, un po’ di qua.
Ma ecco che vede la principessa, che intanto incuriosita, pensa magari di scoprire la risposta per il prossimo indovinello, con l’intenzione di usare l’ammaliante arte femminile… co’ nu poco de ciange, va!
Ma ecco che il giovane vede la principessa e la rincorre, cerca di fermarla, forse voleva darle un bacio, farla innamorare… ma niente! La dolce -mica tanto; era na’ zoccola fina- , principessa, riesce a svincolarsi e scappa, ma il giovane riesce a strappargli il velo che portava addosso.
E il giorno dopo, eccoci di nuovo a vedere quello che succederà, e cosa questa volta il bifolchetto inventerà!?!
E sia… così, il giovanotto, ancora in ultima prova proponendo l’ultimo indovinello, dice:
La pelle venne ma la carne mi scappò!
E mò so uccelli senza zucchero, per la principessa…mò!
Che di corsa fuija di nuovo dalle ‘ngille, ma questa volta non trovano risposta.
E allora la principessa dice: oggi mi fa male la capa, ho bisogno di un po’ di una vacanza, e se ne va alle Sei Scelle.
Ma non riesce comunque a trovare una risposta e quasi rassegnata, indignata e un poco indispettita, comincia a pensare di dover comunque far ritorno alla reggia… ho’! Na reggia è sembe na reggia, o no!
Intanto però, cominciava a pensare, che questo giovane; si, non era un gran che: no, no! Pensava, è proprio na’ chiavica! È propio accussì, è na’ chiavica! Ma in fondo, in fondo, è pure nu’ po’ simpatico… è strunzo, sì! No, no, macche, è propio na’ chiavica, è brutto come a la peste! Pure la gente lo diceva; però te la fatica, e po’, è sembe n’omo… da na’ parte tutto ‘nze po’ avè! Ma’ ssì… mo’ me ci’accongio co’ stu’ossicieglio, penzava la principessa… e intando penzennece buono, a uno che glie v’è a mmende na’ cosa de chessa, signe ca fesso nun c’è!?! O no!... si, no, si, no!... ecco ca’ torna.
Ma non riusciva tanto a rassegnarsi… e che femmena so, pensava fra se e se… ‘nzo cchiù na’ femmena, si almeno nun ce provo ‘a sfruculiarglie nu’ poco la mazzarella de San Giuseppe, come se dice… ma gliu wuagliono, na’ ceduto, ‘nzè fatto ‘ngannà.
Così, gira gira, tra na’ carezza e n’ata, se ne innamora, e il giovanotto per non fargli fare brutta figura in mezzo alla gente, gli svela la risposta.
Per tale gentilezza, da parte del ragazzo, la principessa disse… dice essa!?! Che se ne innamorò ancora di più e lo sposò!...
Ma gliu wuagliono, ca’ fesso non c’era, prima la fatta cunfussà, a carta scritta però! In modo che la poteva sembe sputtanà!... Carta! Canda cannieglio! Hèèè!… wuagliò… brutto si, ma no scemo!


Favola del Piccolo Ruben


Favola del Piccolo Ruben
*
Questa è la favola del Piccolo Ruben
un bambino piccolo piccolo
che come tutti i bambini è il più bello del Mondo!
*
Dunque, tutto d’un fiato, un giorno
ci troviamo sulla Montagna Antica
e c’è qualcuno che racconta favole Turche
mentre le donne partoriscono lucci
gli gnomi raccolgono grandi quantità di chiodi
che poi mangiano in abbondanza.
Fanciulle di tutti i colori
stendono sui fianchi della Montagna
enormi veli bianchi
compreso qualcuno rosso e qualcuno giallo.
Vecchi e bambini raccolgono la legna
per farne grandi pire di fuoco.
In processione i Monaci si dividono a profumare l’aria
aleggiando un intenso fumoso profumo d’incenso.
Il re della Montagna
è stato fatto prigioniero nella gabbia gigante
perchè pensava di essere l’Uomo più Grande della Terra.
La Principessa dalla Maschera d’Oro
è fuggita nel nascondiglio incredbile
così in Cento ci siamo incamminati
alla ricerca della Bella Madonna.
Dopo aver percorso mille ed un quarto chilometro
siamo riusciti ad incontrare l’Orco Tiranno
per strappargli il segreto del sonno.
All’alba tutti insieme
Il nascondiglio incredibile fu scavato nelle fosse del vento
e nei buchi dell’aria, siamo riusciti
a trovare la principessa dalla Maschera d’Oro.
Un colpo di fulmine ci dà ragione
di assorbire tutto il suo splendore
e ad uno ad uno c’innamorammo della dolce figlia del Re.
Ma una grandine verde
permise alla Maschera d’Oro di volare via
e Mannaggiamai
la Principessa ha la testa di un Asino
e subito il suo pianto gira dall’una all’altra parte del mondo
bagnando le orecchie di tutti i Marinai
le barche e i Loro figli
persino i Pesci non riuscirono ad asciugare le loro pinne.
Povera Principessa
la grandine verde riuscì a svelare la verità
dell’ “Essere Possibile”.
In un attimo in cento delusi e innammorati
torniamo cantando sulla Montagna Antica
dove tutto molto non è cambiato
ma un’ arpa d’Oro è spuntata tra le foglie d’Argento.
E qualcuno non racconta più favole Turche
Le donne non partoriscono Lucci
gli Gnomi hanno digerito i chiodi
le fanciulle ripiegano gli enormi veli Bianchi
compreso qualcuno Rosso e qualcuno Giallo
i Vecchi e i Bambini raccolgono la cenere
i Monaci hanno bruciato tutto l’incenso
il Re della Montagna è sparito
la Principessa dalla Maschera d’Oro è soltanto un Asino
l’Orco Tiranno non può più dormire
il nascondiglio adesso si vede
e i buchi dell’Aria sono diventati grosse palle!
In cento non siamo più innamorati
la grandine verde é solo un fantasma
I Marinai non hanno più le orecchie bagnate
persino i Pesci si sono asciugati
La Voce è finita:
la Verità dell’Essere Possibile adesso è Impossibile
e L’Arpa d’Oro si è ritirata come un calzino rivoltato.

*
Questa è la favola del piccolo Ruben
un Bambino Piccolo Piccolo
Che come tutti i Bambini è il più Bello del Mondo!


venerdì 30 aprile 2010

IL FIORE DELLE STELLE


Il Fiore delle Stelle

I Maghi in su le scale,
in terra svelti riversavano,
degli Avi il Fuoco Antico, che veniva fuori
dalle Loro Grandi Bocche,
di quelle Sagge e Amate…
le Gigantesche Giare.
Il fiume arrivò in piena;
rapida la grande massa rossa,
a tale avviso,
si alzò in alto verso il cielo,
a prender forma di un’immensa sfera,
formata da uccellini, di un volo speculare,
complici, di mille Pesci Ambrini,
anch’essi alla ricerca
di ventre protettivo,
nel guscio di una notte repentina.
Tutti si fermarono a guardare
quel che succedeva in cielo,
per via di questa grande sfera che brillava
illuminata dalla luce della luna,
che rifletteva sull’ali assai dorate, di tutti gli uccellini,
e sulle argentate pinne degli Ambrini pesciolini;
proiettando a specchio, in tutto l’emisfero,
questa immagine perfetta,
che si sdoppiava adunque per magia,
per altre ancora cento e mille sfere.
Sembravano lanciate a girotondo,
mosse dalle mani,
di un Antico, Esperto Mago Giocoliere,
avanti e poi ritorno, di un gioco indefinito
e senza tregua, a perdersi in eterno,
l’immagine smarrita,
in quello Eterno, Lungo Spazio Universale.
Scimmie scoiattoli e scorpioni con la foga dei leoni
discutevano il problema di Archimede;
”Se affogherà la Terra o meno,
gettandola nel suo profondo mare sconosciuto!“
Rispondere dobbiamo a questo enigma,
araldo e bando, promossi entrambi,
scesero in paese,
e specie nella principale piazza,
con tutti i vecchi consiglieri;
sindaco, assessori e finanzieri, banda musicale,
e una delegazione straordinaria di piccoli barbieri.
Un popolo sconosciuto,
che aveva già da tempo, appreso la notizia,
subito si apprestò, presentandosi al centro del paese,
che un gran premio c’era in palio a fine mese,
e per installar le invisibil loro giostre,
prima che arrivassero gli Alti Popoli del Nord,
purchè giocasser Puro, li Bambini Trasparenti,
figli di una notte, senza nome e senza mente.
Intanto a scimmie, scoiattoli e scorpioni,
si aggiunsero persone di ogni grado e risma,
che parlavano animosamente,
per trovare tra mille soluzioni la più giusta,
e chi più ne sapeva ne metteva;
ma non era stata già trovata soluzione,
che dalla volta brillantina
dell’emisfero alato della luna,
vedemmo si apparire sui carri di Selene
il Fiore delle Stelle che illumina la Terra.
E presto fu di nuovo giorno.
Intanto a pregare Iddio,
con le orecchie aguzze e l’ali trasparenti,
simili a quelle delle mosche ballerine,
gli Elfi pregavano, implorando che Gran Pace
arrivi in terra, ancor prima immaginare di far festa
per questo evento di Magnifica Maestà,
che tutti sperano presto arriverà.
Ma una fata dispettosa prese il Fiore e lo nascose.
Grave è il danno!
Bisogna presto ritrovarlo... disse il Bianco Vecchio
Saggio del Paese,
che aveva in testa un gran cappello a tre pizzute punte
con forma unica, a cono di gelato, ed era ricoperto
di lucciole e lanterne, così pure il suo vestito,
e in punta ai lunghi baffi,
due sfere di Mercurio Alato per adorno.
In una delle sette otto mani
aveva il suo bastone, che agitandolo parlava,
mentre sugli estremi, tre teste d’aquila
con coda di leone, infine dopo apparse,
e lì lì, spuntavano criniere di cristallo.
Finalmente il Vecchio aprì la sua oscura bocca,
spiccando i suoi tremila denti bianchi
forgiati tutti su ceramica, oro e un pò d’argento.
In piedi e dritto, con lo sguardo lungo del pensiero,
e ben’accorto nel parlare,
con voce microfonica dal diaframma amplificata,
e fotre e tonica ci disse:
“Dimentichiamo per un po’ il nostro molto amato
Astronomo Inventore Scienziato e Matematico
Archimede,
nato mille lune prima a Siracusa,
lasciando a noi da spendere comodo del tempo
per arrivare a soluzione sul tema che ci ha dato”.
Ora a noi riconquistar la luce assai più ci conviene
che solo il beneamato Fiore a noi ci può concedere.
Tutti avremo un gran da fare, affinchè torni,
Navigando, Camminando ed Esplorando,
viaggiando in verticale e in orizzonte,
dalle Americhe alle Australie, e pure d’oltre Oriente.
Solo così potremmo ben sperare
nel poter riavere gioia e vita,
specie per la felicità dei nostri bimbi
e per tutti quelli sparsi per il mondo
che all’istesso modo a noi ci preme
che questo avvenga per tutti nostri figli,
nati in questa terra e in altre sconosciute.
Il Fiore al suo ritorno,
asciugherà le nostre lacrime, rinvigorendo il cuore,
ridonando al mondo intero, Pace e Puro Amore.”
E continuò il discorso:
“Bisognerà scoprire, disse;
Chi è la Fata Dispettosa Strega,
Come si Chiama,
dove e dietro quante forme e insidie si nasconde,
se sotto mille fronde che posson diventar rotonde,
o nei giacigli verdi dei conigli
giammai nascosta tra i capelli delle Spose,
oppure in mezzo a tanti mazzi di mimose,
gialle e pure verdi, mischiata ai pizzi delle rosse rose
e ancor pur, nei grappoli dell’uva,
potrebbe Lei imboscarsi
nella sua amata e inaccessibile dimora.
Da non scartar mai nulla
guardiamo pure fra i dorati riccioli degli Angeli,
non si sa mai dove può essersi riposta,
magari dietro un angolo che gira ad ogni sua richiesta,
dove ad attenderci è una trappola,
da un Orco sorvegliata notte e giorno
che cattura chiunque capita a tiro di sua vista,
e senza alcuna fretta,
farebbe noi sparire in gruppi spalmati sopra i tetti.
Perciò dobbiam scoprire, a tutti i costi,
chi è la Fata Strega Dispettosa.
Assai ed importante
sapere quale in nascita è il suo nome.
È tutto in questo nome,
nascosto è il gran il segreto
che ci darà la chiave per riaver di nuovo luce.
A tutta vista chiederem l’aiuto,
e a tutti gli abitanti che vivono nel mondo,
anche sconosciuti quelli,
e agli altri inesistenti, che vivono soltanto,
nelle nostre menti.
Chissà se questa Strega a ben saperlo,
questo popolo del Sogno,
butterebbe tutto sulla brace di un grande caminetto,
e dopo due minuti,
sarebbero indorati e fritti tutti!
Vabbè, tanto son soltanto sogni.
Non sarebbe grave perdita visto che son gratis;
in fondo i vecchi sogni, finiti in fondo ai sogni,
è ben che si rinnovino per farne dei migliori.
Ma stiamo sempre attenti, lucidi e brillanti,
potrebbe apparir poi soltanto coi suoi occhi
che benedetta madre Sua di tal bellezza l’ha fornita
a non immaginare che sarebbe diventata,
Fata Dispettosa Strega.
E ancor con numerosi ninnoli, sbrilluccichi e diamanti,
ne fece adorni i suoi delicatissimi
graziosi pure i suoi Orecchi.
Avvertite le tempeste di soffiare tutti i venti,
che riportino alla luce
chiunque si rifugi tra gl’ingannevoli
suoi sapienti trucchi.
All’or dobbiamo ritrovare,
dei Sapienti Antichi,
i Sacri Libri,
sotto polvere dimentichi.
Vengan rispolverati, per bene restaurati,
letti e poi studiati,
da noi o da qualsiasi Essere vivente del Futuro,
ch’è tutta lì raccolta,
la Storia delle Origini dell’Uomo,
delle Scienze Occulte, del Sapere
e Scienza della Fede;
per poter guardare ancora più lontano!
Solo il credere innocente
realizza l’energia che dà ragione
a chi Crede Puro il Credere,
Riconoscendo in Credo La SOL Potenza della Mente.
Tornando a Noi... Scaviamo nei ricordi del passato
tra i vecchi giochi che ci hanno regalato,
guardiamo nei cassetti pure nelle scarpe,
stipate in armadietti, tenute sotto chiave con sospetto.
Da non dimenticare anche nelle forme di un Ariete
potrebbe Ella apparire,
con sproporzionate corna, e in sapienti spoglie
potrebbe anco pure levare l’ali.
Ridiamo a questo gioco,
se non scoperto ancora avremo già il suo nome.
Chiedetelo ai passanti nessuno s’ha da escludere,
nemmeno gli ambulanti, i saltimbanchi,
compreso i mendicanti, che sono ancor di più,
più numerosi delle Stelle, Agli Exstraterrestri,
chissà forse pure...ma’ssi!
anche allì bugiardi, ma state attenti
a non scambiare Asso per Figura.
Magari?!?.. Emigranti?!?
Venuti da un Paese,
senza Religione e senza Santi!
Ai pulcini rossi, gialli e verdi, dell’ isole Canarie,
che sono tanti come i cuccioli pelosi delle pulci,
alle zanzare, che fanno danzar tutti per pizzichi possenti.
E forse scopriremo
il nome della Dispettosa Maga Strega
che spesso si camuffa da nobil principessa,
sotto i Suoi Brillanti e Trasparenti Veli,
celando il brutt’aspetto del suo pensiero vero,
che solo mente pure con se stessa,
solo questo è il vero suo…Peccato!!!
Ditelo alle api coi loro pungoli bacianti,
che succhiando nettare di miele a più di mille fiori,
possono volando, passare la notizia,
a tutti gli Uccellini Perniciosi,
che volano nell’aria in bicicletta.
Così faremo tutti,
riuniremo tutte insieme le notizie,
scrivendo tutto su biglietti bianchi super eleganti,
che metteremo in un gran cesto.
E dalla Maga Circe tutti andremo col carretto,
ma prima le doneremo, un gigante piatto,
fornito di linguine cotte, che ne va Lei molto matta,
condite con il pesto, fatto a Capra Cotta,
e di sicuro rivelerà il vero nome della Maga,
che solo a nominare
annullerà il potere della sunnominata Fata Strega,
che troverete scritto sopra un panno rosso
di un antico vecchio Sommo,
che poi l’immergerete nel pozzo di Beatrice,
che ne sarà di ognuna delle lettere scandite a viva voce, la nuova protettrice,
di quel Segreto e Sacro Nome.
E quando ascolteremo e sol da Lei Sapremo
la giusta traduzione di quel suono
che pronunciato a giorno,
verrà in mente e chiaro a tutti quanti,
pure Tuono il dio Rimbomberà quì in terra,
e per nessuno più, ci sarà la Guerra!
“SOLE!” Grideremo tutti, e Pace sulla Terra,
e luce sopra sotto, e al di là dell’Universo.
Felici finalmente onoreremo, a dare grande festa,
per ringraziare il Sole, la Luce ed il Calore,
che gratuito, da Lui ci vien da Lui donato.
Ma dopo qualche dì,
di nuovo tutti insieme, sull’isola di Andorra
ancor ci rivedremo,
a sotterrar per sempre l’ascia della guerra,
e avere solo pace, nel vivere sereno,
felici e sotto l’ombra!
!
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